La definizione della cultura nella società di massa

Saggio di Mrach Serena –  cl. 5ASU

L’epoca della post-modernità è segnata, in primis, da fenomeni di consumismo e industrializzazione i quali delineano- secondo le tesi del sociologo polacco Z.Bauman- un profilo innovativo dell’individuo, identificato, pertanto, come ‘homo consumens’. Questi è, inconsapevolmente, manipolato da tali fenomeni, i quali vanno progressivamente contagiando l’ossatura della società e dei rapporti interpersonali nella loro totalità.

L’essere umano, pertanto, viene radicalmente trasformato da un’insolita liquidità- analizzata nello specifico dall’autore contemporaneo sopraccitato- la quale- oltre alle innumerevoli e più disparate conseguenze- sottopone al concetto di cultura un mutamento. Quest’ultimo, infatti, si sviluppa attraverso la presenza incessante delle folle nella vita associata tanto da far divenire la stessa cultura al pari di un fenomeno di massa. Il filosofo e semiologo italiano Umberto Eco- nell’anno 1985- afferma che l’uomo solitario e apocalittico delle tradizioni precedenti risulterebbe avverso a definire la cultura come condivisibile a tutti, avvalendosi delle tesi del filosofo antico convinto sostenitore del ‘panta rei’ Eraclito secondo le quali “(…) uno vale come centomila e nulla la folla”. Nella condizione post-moderna, tuttavia, la cultura di massa- citando il saggio “Apocalittici e Integrati” di Eco- “non segna un’aberrazione transitoria e limitata: diventa il segno di una cultura irrecuperabile di fronte alla quale l’uomo di cultura (…) non può che dare un’estrema testimonianza”.

Nell’epoca in cui le pagine dei libri vengono voltate con i polpastrelli delle dita su uno schermo, perciò, anche i beni culturali diventano parte integrante di un mondo di cui si ha l’accesso attivando la “connessione dati” e ciò che- in epoche precedenti- viene etichettato come oggetto elitario e circoscritto a selezionate classi sociali come la cultura viene esposto nella grande vetrina di Internet. Questa nuova società “liquida”- così dipinta da Bauman- comporta una sorta di decadenza circa il ruolo di prestigio che- per secoli- il concetto di cultura investe.

Questo, pertanto, non è più lo strumento attraverso il quale l’aristocratico “(…) si oppone alla volgarità della folla” — riferendosi alle parole di Eco- bensì assume l’incarico di apparato con cui ogni cittadino ha la possibilità di sviluppare una coscienza personale con un colpo di “clic”. Tale fenomeno sottopone, infatti, nell’ambito della formazione dell’individuo un processo rivoluzionario hi cui si attua un allargamento dell’area culturale così da generare innumerevoli opportunità per il delinearsi di un’opinio ci vis consapevole.

Per ciò che concerne il concetto di istruzione, pertanto, si manifestano ingenti cambiamenti di prospettiva, i quali traggono la loro origine dal secondo dopoguerra con lo sviluppo dell’attivismo ad opera dello statunitense J.Dewey che si è prestato all’elaborazione di un modello di fanciullo in grado di pensare in modo critico. Le avanguardie del nuovo millennio sono caratterizzate da un numero consistente di input i quali facilitano un “(…) assorbimento delle nozioni” pressoché “(…) amabile e leggero (…) e pertanto l’istruzione investe un ruolo centrale poiché diritto rivolto a tutti i membri della società così da estendere, per di più, il concetto di cultura.

Questi, infatti, è segnato dal declino della propria secolare ambizione assunta in epoche precedenti e le modalità con cui tale definizione si profila rassomigliano a quelle utilizzate dal sapere antropologico. Secondo le tesi di R.L.Beals e H.Hoyer nell’”Introduzione all’antropologia culturale”, infatti, “(…) la cultura non è limitata a certi campi di conoscenza (…) “ in quanto “(. r.) comprende tutti i modi di comportarsi relativi a tutta la gamma di attività umane”.

Nel contesto post-moderno, perciò, l’individuo sottoposto ad un processo evolutivo può essere assimilato alla celebre descrizione circa la condizione dell’uomo secondo il filosofo di età medioevale Bernardino di Chartes in cui l’umano si trova ad essere un “nano sulle spalle di giganti” poiché la vastissima area delle attività umane permettono la formulazione di una coscienza critica e democratica sulla scorta di tutto ciò che contraddistingue il passato.

Rispetto alle secolari istituzioni che limitano il sapere a pochi eletti e circoscrivono il concetto di cultura a solo ciò che è bello e solenne, l’istruzione dell’epoca attuale non costruisce la via del pensiero critico attraverso dogmi o imprigiona la memoria dei grandi pensatori dentro una biblioteca serrata. La cultura diventa uno strumento contro l’ignoranza destinato a tutti gli individui, oltre ad essere più fluida, più antropologica, meno selettiva. Questa risulta essa stessa un oggetto di consumismo e la liquidità studiata da Bauman e ripresa, a sua volta, da Umberto Eco nell’opera “Pape Satan Aleppe” influenza anche la cultura di massa la quale- proprio come un fiume- travolge tutti i membri della società contemporanea.